Ogni individuo nella propria storia deve passare per una dipendenza sana: quella con la propria madre (o di chi ne ha fatto le veci), che con amore e gradualità accompagna il figlio verso il normale processo di separazione-individuazione, che a sua volta consentirà al bambino di imparare a stare in una relazione intima conservando la propria autonomia e il senso della propria identità. Solo in questo contesto l'individuo diviene capace di amore maturo, che si realizza nel concetto sano di "interdipendenza": ci si sente reciprocamente adeguati, capaci di vivere in autonomia e in relazione allo stesso tempo. Si conserva un forte senso di sé così come di responsabilità e compartecipazione alla relazione.
Ci sono infiniti modi in cui questo processo naturale può naufragare, esitando in situazioni di dipendenza affettiva che può manifestarsi a diversi livelli di intensità e di gravità.
Ad un polo di questo panorama psichico vi è chi "pretende" che la propria relazione sia sempre sulla cresta dell'onda: desidera ossessivamente provare l'adrenalina della prima volta e non tollera che il sentimento di sé o dell'altro possa subire le normali fluttuazioni di ogni relazione. Si ritrova pertanto a monitorare compulsivamente la qualità del proprio sentimento e di quello dell'altro, provando vissuti d'angoscia quando percepisce la "non totalità" dei sentimenti. La dipendenza dal sentimento d'amore (più che dalla persona amata), può essere alla base dell'instabilità nelle relazioni e della continua ricerca di un nuovo partner, con cui stabilire l'amore perfetto idealizzato.
Ad un altro polo, vi è chi dipende patologicamente dalla persona amata. Il mondo va impoverendosi di rapporti sociali e istituzionali su cui poggiarsi con fiducia e l'ambiente è caratterizzato da cambiamenti che si susseguono con vorticosa rapidità. Appare minato il senso di sicurezza gli individui, che possono sperimentano ansia, difficoltà nel comprendere la propria identità e nel rapportarsi con un sistema perennemente in cambiamento. L'insicurezza economica, la mancanza di certezze lavorative e di prospettive future solide e serene inaspriscono ulteriormente il senso di estrema fragilità con cui si percepisce un numero sempre maggiore di persone.
In questo contesto di fragile incertezza esterna e interna, cresce il bisogno di "affidare" la propria vita a qualcosa o a qualcuno, per sfuggire al sentimento di vuoto e di mancanza di significato e nutrimento. Ecco che la relazione diviene luogo privilegiato dove l'individuo, smarrito e in cerca di sé, cerca consolazione del proprio esistere. Disinveste pertanto nella stima di sé stesso/a, che percepisce come fragile, incapace di stare al mondo e suscettibile di essere spazzato via da ogni forza esterna, e idealizza l'altro/a, fonte di sicurezza, di salvezza, percepito come unico porto sicuro della propria esistenza.
Al di fuori della relazione (di "quella" specifica relazione) l'individuo si sente perso: ha la sensazione di non poter sussistere do solo, di non avere le capacità di farcela in un mondo difficile da affrontare, ostile. Si sente come un fiore reciso, incapace di vivere separatamente dalle proprie radici: al di fuori di quella relazione c'è la morte. Ne risulta che il bisogno, l'attaccamento pazzo e disperato diviene indispensabile, unica speranza di sopravvivenza. L'individuo è pronto a tutto pur di non perdere quel filo che lo mantiene in vita. Pronto anche a sopportare violenza, insulti, minacce, trascuratezza, umiliazione. Schiaffi, insulti e maltrattamenti lo fanno sentire vivo, lo fanno sentire esistere, sebbene a caro prezzo. Ma questo prezzo pare ben pagato a fronte dell'oceano di disperata solitudine e dell'angoscia di non esistere prefigurata all'idea di perdere l'amato o l'amata.
Uscire da una dipendenza affettiva che può caratterizzare un'esistenza profondamente infelice è possibile, ritrovando con gradualità e sostegno il senso di sé, la capacità di stare al mondo e riscoprendo le convinzioni inconsce alla base della svalutazione di sé stessi, il proprio valore, il proprio diritto ed il piacere di essere ciò che si è ed il calore di essere amati per come siamo.